Anna Bonaiuto, racconta la sua biografia, è nata in Friuli da genitori napoletani. Sta molto in questo principio di esistenza il suo carattere dolce e ombroso, l’aspetto delicato ma energico. Una donna con tante contraddizioni ma dal carattere rotondo, senza spigoli.
Da bambina va spesso a Napoli e la portano al Teatro San Carlo. Decide di fare l’attrice così, fin da piccola. Frequenta l’Accademio d’Arte Drammatica e si diploma a 22 anni. Dopo l’esordio di successo a teatro, recita in ‘Morte di un matematico napoletano’, diretta dal giovane regista Mario Martone, che diventerà suo compagno nel lavoro e nella vita. Ha interpretato ruoli preziosi in film come ‘Dove siete? Io sono qui’ di Liliana Cavani, ‘Il postino’ di Massimo Troisi con Philip Noiret e ‘L’amore molesto’, che le ha fatto vincere il Nastro d’Argento e un David di Donatello come miglior attrice protagonista.
Le chiedo di parlarci dello spettacolo di Marivaux, in scena al Teatro Grassi di Milano fino al 5 novembre.
“Le false confidenze è uno spettacolo nato 8 anni al Teatro Nuovo di Napoli” mi racconta. “Nato sottoterra, nel senso che il pubblico stava più in alto del proscenio e ci guardava giù in basso, come se ci spiasse. L'anno scorso a Milano eravamo al Teatro Studio ma ora, al Piccolo Teatro Grassi, c'è un palco tradizionale. Va bene lo stesso, in fondo. D'altra parte si faceva il tutto esaurito e ci voleva un teatro più capiente”.
Com’è lavorare con Toni Servillo?
“E' uno dei più grandi registi oggi in Italia e ha la forza dell'attore. Non l'ho mai visto alzare la voce, andare in crisi isterica. Se ha 16 attori davanti, ognuno ha la sua parte assoluta. Il teatro con lui è qualcosa di collettivo e di democratico. C'è un tale senso del gruppo e la voglia che sia bello lo spettacolo, non solo la propria parte… Con Toni Servillo non c'è un prim'atttore, ci siamo noi”.
Ha visto spettacoli di altri?
“Mentre stavo qua sono andata a vedere Elettra e ho voluto conoscere il regista, bravissimo. Infatti faremo assieme un lavoro tratto da Schiller, "Maria Stuarda", ancora con Frédérique Loliée, la protagonista voluta da Andrea De Rosa in quella straordinaria Elettra. Appena ho visto quello spettacolo, ho subito deciso di farci qualcosa. La scelta del testo che faremo assieme è stata sua e dovrebbe debuttare fra un anno, il prossimo autunno”.
Ma perché un testo come Maria Stuarda?
“Lui fa ciò che ama e ama i tedeschi. La piéce sarà scremata ma tra amore, potere e intrighi, i classici sono completi. E' vero che le tragedie non sono molto frequentate e vanno un po' tradotte. La traduzione è fondamentale, in assoluto. Avere in bocca le parole giuste è meglio per noi e per gli altri. Sarà fatta per Maria Stuarda una nuova traduzione. Il teatro ci salva per le parole, il testo va ripreso per una sintesi, senza perdere la forza dei concetti e delle emozioni”.
Quale sarà il suo prossimo impegno?
“Il prossimo lavoro che sto preparando è con la regia di Luca Ronconi, qui a Milano. Faremo un testo di Herman Brock, una farsa divertentissima, con Popolizio e De Francovitch. Ha un titolo lunghissimo, Inventato di sana pianta, ovvero gli affari del Marchese Laborde. A gennaio cominciamo le prove, si debutta forse a marzo”.
Come si è formata, lei?
“Io ho lavorato con il fondatore del teatro cecoslovacco, esiliato dopo i fatti di Praga, di nome Krejca. Ronconi fu il mio primo maestro, ma ho lavorato con Carlo Cecchi e con Carlo Martone, che mi ha fatto fare un cinema di grandi soddisfazioni, come 'L'amore molesto', ad esempio”.
E cosa davvero preferisce, cinema o teatro?
“L'amore per vivere il fare l'Attore con la A maiuscola lo sento solo a teatro. Ci fosse qualcosa di serio al cinema... Purtroppo sento più forte il teatro. Ho fatto 'Il Caimano' nella parte della Bocassini, ma era estate e avevo tempo libero. Perché comunque privilegio il lavoro a teatro. Il mondo è dominato dall'economia, se no non si spiegherebbe perché le statistiche dichiarano che ci sono molti più cittadini che frequentano i teatri italiani di quanti non vadano negli stadi. Eppure, al calcio sono dedicati programmi televisivi, giornali, programmi radiofonici, di tutto. Al teatro niente, come se la gente che ama questa cosa non contasse nulla”.
Ci dice ancora due parole sul suo prossimo lavoro?
“Sarà davvero divertente recitare nel prossimo ruolo inventato da Brock, tra l'altro scritto negli anni '30! Vi è descritto un mondo di gente che vive nel lusso, usando i soldi in modo virtuale. Se davvero tutte queste cose erano già accadute più di mezzo secolo fa, non resta che dedurne che la storia non è maestra di vita: è solo una grande illusione. In Inventato di sana pianta ci sarà un'ironia sublime, spietata ma comica. L'ironia è l'arma del genio, vuole dire passione distaccata. Quando vorresti che il mondo fosse diverso, ma sei costretto a riderne”.
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